giovedì 30 Gennaio 2025
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    Vendite auto, rilanciato a Bruxelles l’allarme delle case europee

    Il mercato dell’auto europeo archivierà il 2024 con una crescita lieve rispetto al 2023, pari allo 0,8%, ma il numero delle nuove immatricolazioni, poco più di 10,6 milioni, è ancora inferiore del 18,4% rispetto al 2019. Per le vendite di veicoli elettrici la previsione è di un calo del 5,9% rispetto al 2023 e la quota di mercato dovrebbe fermarsi al 13,6%. Le previsioni – i dati ufficiali delle vendite dell’anno si conosceranno martedì prossimo – preoccupano i costruttori europei che, al salone dell’auto in corso a Bruxelles, tornano a chiedere un sostegno per affrontare la transizione, anche perché il 2025, secondo gli analisti del settore, è prevista solo «una modesta crescita».

    «Serve un quadro realistico per la decarbonizzazione del nostro settore, che sia più attento al mercato e non solo guidato dalle sanzioni – afferma Ola Kallenius, amministratore delegato di Mercedes-Benz e neo-presidente dell’Acea -. Anche perché il settore dell’auto europea vale il 7% del Pil europeo e 13 milioni di posti di lavoro». Pil e posti di lavoro che sono in parte a rischio se le multe previste per il 2025 per il superamento del limite di emissioni a livello di gamma di prodotto di 95 grammi/CO2/km saranno superati, visto che ciò sarà comune per gran parte dei costruttori, con un potenziale di sanzioni per ben 15 miliardi di euro. Multe che, se pagate, manderebbero in fallimento molti dei produttori.

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    Per evitare le multe, le case o aumentano le vendite di auto a batterie portandole a circa il 25% del volume venduto, di fatto raddoppiandolo, cosa irrealistica visto l’andamento di mercato, oppure tagliano l’attuale produzione di auto termiche per potere riequilibrare il totale delle emissioni. Ma tagliare la produzione di auto termiche si trasformerebbe per il solo 2025 la perdita di 2 milioni di pezzi, la chiusura in Europa di una decina di stabilimenti e la perdita di almeno 200.000 posti di lavoro che con l’indotto potrebbero moltiplicarsi fino a qualche milione. Oppure, infine, usare il trucchetto del “pooling”, ovvero di mettere assieme gamme di prodotto di diversi costruttori con un produttore solo elettrico, cosa che hanno già fatto molti con Tesla o con i cinesi, anche se a caro prezzo, di fatto esportando ricchezza europea in Usa o in Cina.

    A rallentare le vendite di auto anche le politiche commerciali delle case europee che, per tentare di riequilibrare i bilanci zavorrati dai costi di sviluppo dei modelli a batteria, hanno rialzato i listini dei modelli termici del 30% in media, anche per ridurre il differenziale di prezzo tra le varie tecnologie, salvo allontanare fasce sempre più ampie di consumatori che non hanno sufficienti risorse per accedere all’auto nuova. Senza dimenticare il fatto che i produttori europei hanno costi di produzione maggiori rispetto ai concorrenti cinesi di almeno il 30%, anche a causa di avere una eccessiva proliferazione di modelli e di versioni con relative personalizzazioni, quando i concorrenti sono sul mercato con una gamma ridotta e con allestimento completo con personalizzazione spesso ridotta solo al colore della carrozzeria.

     

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