giovedì 20 Febbraio 2025
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    Rottamazioni fiscali a raffica: chi ci guadagna e chi perde

    Con la rottamazione quater ancora in corso, la Lega Salvini vuole fortissimamente la rottamazione quinquies, finendo con il fiancheggiare chi evade penalizzando il gettito.

    In questi giorni, specie dopo la pubblicazione del libello “Fratelli di chat” che getta in pessima luce l’operato del leader della Lega, Matteo Salvini, negli scambi di commenti in una chat privata di partito (Fratelli d’Italia) che qualche manina ha consegnato ai giornalisti, Salvini tenta un difficile rilancio personale proponendo nuove rottamazioni fiscali, una rottamazione quinquies quando la rottamazione quater è ancora in corso e con il decretoMilleproroghe” in via di approvazione che ne ha appena allargato i confini a coloro che ne erano usciti per non avere rispettato le rate di pagamento.

    La domanda che sorge spontanea è se gestire l’esazione delle tasse a furia di continue rottamazioni fiscali – quella in corso è stata approvata dalla Finanziaria 2023 – non si finisca per ingenerare tra i contribuenti una certa tendenza a non essere proprio così ligi nel rispettare i propri obblighi fiscali, semmai pure ad incentivare sostanzialmente pure l’evasione, visto che chi aderisce alle rottamazioni evidenzia un pedigree fiscale tutt’altro che positivo, con anni di mancati pagamenti ordinari che poi, in un modo o nell’altro, vengono regolarizzati a forte sconto.

    Anche la rottamazione quater vede in campo forti agevolazioni per i contribuenti non irreprensibili: a fronte di un mancato gettito di circa 100 miliardi da parte di oltre 3 milioni di contribuenti, ci si attende un gettito di circa il 40-50% del totale, una previsione che potrebbe essere centrata se si osserva il gettito del primo anno di vigenza, con 11 miliardi di entrate rispetto ai 2,5 miliardi di entrate all’anno per un quinquennio.

    E la proposta rottamazione quinquies fortissimamente spinta da Salvini vorrebbe pure essere ancora più amichevole nei confronti dei contribuenti poco ligi, con ben 10 anni di dilazioni e 120 rate mensili senza multe, sovrattasse e aggi vari. Un incentivo di fatto ad essere fiscalmente laschi, visto la puntualità con cui una certa politica propone rottamazioni a raffica, senza manco attendere la conclusione della precedente.

    Peccato che ogni rottamazione sia la conferma di un sistema fiscale al collasso. Un sistema che non sa fare e non può fare il suo lavoro, recuperare coattivamente le imposte accertate e non versate dai contribuenti. Ogni rottamazione è la deteriore perseveranza di una classe politica di offrire scappatoie ai contribuenti più scaltri, visto che oltre il 50% dei 23 milioni di contribuenti che hanno debiti residui ha iscrizioni a ruolo per più di cinque annualità diverse evidenziando così una platea vastissima di contribuenti, persone fisiche e giuridiche, che ha una recidività preoccupante: praticamente, costoro non pagano tasse, contributi, multe, ecc). E anche quando i “furbettiaderiscono all’ennesima rottamazione, fanno il primo passo, salvo poi dimenticarsi di pagare le varie rateazioni, tanto che nel 2023, primo anno di validità della rottamazione quater, sono mancati all’appello ben 5,4 miliardi di euro da parte di contribuenti che non hanno versato gli importi che dovevano versare. Un comportamento probabilmente dovuto allo scopo di guadagnare tempo e bloccare le possibili azioni esecutive.

    A chi afferma che rottamare allo Stato convenga perché incassa subito, ma solo in una piccola parte, di quanto non è stato capace di incassare, i numeri evidenziano una realtà differente, perché con la rottamazione quater lo Stato ha accettato di rinunciare a quasi 45 miliardi di sanzioni, interessi e aggi.

    Di fatto, propalare rottamazioni fiscali a nastro costituisce un comportamento criminogeno generante illegalità, creando aspettative per la rottamazione successiva e per quella ancora successiva.

    Ma poi c’è anche un altro piccolo, affatto non trascurabile aspetto. A fine 2024, il governo Meloni tentava di allentare la morsa fiscale su quei disgraziati contribuenti colpevoli di dichiarare redditi tra i 28.000 e i 50.000 euro, finora esclusi da qualsiasi riduzione delle tasse – anche se le sono viste aumentare grazie alla riduzione delle deduzioni -, vincolando il gettito del concordato fiscale alla riduzione da 35 al 33% della pressione fiscale, con la possibilità di innalzare anche il tetto dello scaglione da 50.000 a 60.000 euro se il gettito fosse stato di almeno 2,5-3 miliardi di euro. Non se ne è fatto nulla, visto che il gettito è stato di circa 1,7 miliardi. Peccato solo che ora, per la rottamazione quinquies la politica abbia dato mandato al ministro delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, leghista pure lui, di trovare quei 5,5 miliardi necessari per soddisfare i capricci del suo leader di partito, mentre di trovare i soldi per tagliare le tasse a chi le paga, spesso già alla fonte come i dipendenti e tanti lavoratori autonomi a ritenuta d’acconto, Salvini & C. riservino la solita ricetta: un calcio in culo.

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