venerdì 31 Gennaio 2025
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    Rischio contagio dell’economia Ue dalla crisi di Germania e Francia

    L’economia europea è a rischio di contagio dalla crisi che ha colpito la Germania mandandola in recessione per il secondo anno consecutivo, seppur di poco, e con la Francia che rischia di andarci, complice la crescita del debito pubblico, la profonda crisi politica e l’abbassamento del rating statale da parte di Moody’s. E a rischio contagio è esposta pure l’Italia, la cui economia è strettamente legata a quella di Germania e Francia.

    L’indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese in Germania, è nuovamente calato a dicembre, segnando 84,7 punti dopo gli 85,6 di novembre. Si tratta del valore peggiore registrato dal maggio 2020. La debolezza economica della Germania, si legge nel comunicato dell’Istituto di Monaco, è diventata cronica.

    E se la Germania centra per il secondo anno consecutivo una recessione, anche se di entità limitata, pure la Francia non sta meglio, visto che Moody’s ha tagliato il suo rating ad ‘Aa3’ da ‘A2’ e rivede la previsione a stabile da negativo, sottolineando che il degrado riflette la previsione di un indebolimento dei conti pubblici nei prossimi anni.

    Da parte sua, l’Italia non ha da felicitarsi delle crisi altrui. Secondo il vicepremier ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, «la situazione economica di Germania e Francia non agevola lo sviluppo del mercato interno. Non possiamo gioire delle difficoltà che ci sono in questi due Paesi con i quali abbiamo relazioni economiche straordinarie, ma dobbiamo tenerne conto. Se le cose vanno male lì poi non andranno bene in Italia, quindi dobbiamo anche prepararci a rischi di contagio. E possiamo farlo solo rafforzando il sistema industriale».

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    In tutt’Europa la manifattura sta andando male. In Italia è in calo da 21 mesi consecutivi, con la domanda interna di macchinari crollata del 17% complice anche l’attesa per le agevolazioni di “Industria 5.0” che sono state di fatto inavvicinabili per colpa dell’eccesso di burocrazia e regolamentazione, con le imprese che hanno sostanzialmente rinunciato a sfruttarla e con il governo Meloni che è intervenuto a due mesi dalla scadenza del piano per rivedere le regole di accesso.

    Sempre in Italia, l’economia sta ripiegando sulla crescita dello “zero virgola”, avendo esaurito la spinta del post Covid, mentre il rilancio del Pnrr sta esaurendosi ancora prima di essere decollato, visto che la spesa dei 130 miliardi circa arrivati dall’Europa in Italia sono ancora tutti da spendere. E difficilmente potranno esserli tutti quanti nei prossimi 18 mesi, entro giugno 2026, salvo al momento improbabili proroghe di validità del Pnrr di almeno un anno come ha avanzato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

    L’economia italiana va male perché vanno peggio quelle di Germania e Francia, a partire dal settore automotive finito in crisi per via di scellerate scelte politiche europee che andrebbero cancellate prima di subito. Il colosso Volkswagen è piombato in una crisi ciclopica sotto la riduzione del mercato cinese dove aveva riposto notevoli investimenti e con l’elettrificazione della mobilità destinata a rimanere di fatto una cosa di nicchia.

    Porsche SE, uno dei principali azionisti di Volkswagen, ha annunciato l’ipotesi di una perdita non monetaria variabile da 7 miliardi di euro fino a 20 miliardi di euro sulla sua partecipazione nel principale produttore automobilistico europeo. Questa mossa sottolinea la gravità della crisi dei costi di Volkswagen e la diminuzione della fiducia degli investitori. Porsche SE, la cui maggioranza è della famiglia Porsche-Piëch, detiene una quota azionaria del 31,9% e il 53,3% dei diritti di voto in Volkswagen, con una quota attualmente valutata a circa 14,3 miliardi di euro. La Casa automobilistica tedesca è alle prese con l’aumento dei costi, la forte concorrenza dall’Asia e una intensa disputa in corso con i sindacati dei dipendenti per quanto riguarda la chiusura degli impianti e le riduzioni salariali. Inoltre, Porsche SE prevede una svalutazione da 1 miliardo di euro a 2 miliardi di euro sulla sua quota del 12,5% nel produttore di auto di lusso Porsche AG.

    E in Italia pure il turismo delle festività natalizie viaggia all’insegna del calo, visto che rispetto al 2023 quest’anno sono ben 800.000 gli italiani che hanno rinunciato a fare una vacanza per dubbi circa il loro futuro, preferendo tesaurizzare per il futuro le risorse disponibili.

     

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