mercoledì 5 Marzo 2025
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    Piano “ReArm Europe”: Von der Leyen va alla guerra

    Decisi 800 miliardi di euro di spesa basata su nuovo debito comune.

    Ursula Von der Leyen va alla guerra con la presentazione del pianoReArm Europe”, un piano di riarmo dell’Ue in cinque punti che potrebbe arrivare a 800 miliardi di investimenti nella difesa finanziati in parte (150 miliardi di euro) con un «prestito europeo», e in parte (650 miliardi) dai bilanci pubblici degli Stati membri, nel quadro della clausola di sospensione nazionale del Patto di stabilità, per rispondere alle sfide epocali che i paesi europei devono affrontare per garantire la propria sicurezza e per mantenere l’impegno di sostenere l’Ucraina contro l’invasione russa, nonostante il voltafaccia Usa.

    La proposta del presidente della Commissione europea è contenuta in una lettera inviata ai capi di Stato e di governo dell’Ue in vista del Consiglio europeo straordinario di giovedì 6 marzo, convocato per affrontare la doppia emergenza Ucraina e Difesa. Nella lettera ai leader nazionali, ha riferito von der Leyen in una dichiarazione alla stampa a Bruxelles, , viene delineata una serie di proposte «su come utilizzare tutte le leve finanziarie a nostra disposizione per aiutare gli Stati membri ad aumentare rapidamente e significativamente le spese per le capacità di difesa con urgenza ora, ma anche su un periodo di tempo più lungo, nel corso di questo decennio».

    «Il piano “ReArm Europe” – ha spiegato von der Leyen – si compone di cinque punti. La prima parte è quella che mira a liberare l’uso di finanziamenti pubblici per la difesa a livello nazionale. Gli Stati membri sono pronti a investire di più nella propria sicurezza se hanno lo spazio di bilancio. Quindi dobbiamo consentire loro di farlo. Ed è per questo che proporremo di attivare la clausola di sospensione nazionale del Patto di stabilità e crescita. Ciò consentirà agli Stati membri di aumentare significativamente le proprie spese per la difesa senza innescare la procedura Ue per deficit eccessivo».

    «Se gli Stati membri aumentassero la propria spesa per la difesa dell’1,5% del Pil in media, questo potrebbe creare uno spazio di bilancio di circa 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni», prevede il presidente della Commissione.

    La seconda proposta è la novità più importante: Ursula von der Leyen ammette la necessità di ricorrere a un nuovo prestito comune europeo, ricorrendo all’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Ue, consente al Consiglio di «concedere un’assistenza finanziaria dell’Unione a uno Stato membro che si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo». E’ la base giuridica che è già stata usata per il pianoSure” di sostegno ai sistemi di cassa integrazione nazionali e per il piano di recovery “NextGenerationEU” durante la crisi della pandemia di Covid.

    «Sarà un nuovo strumento. Fornirà 150 miliardi di euro di prestiti agli Stati membri per investimenti nella difesa. Si tratta fondamentalmente di spendere meglio e di spendere insieme – ha detto von der Leyen -. E stiamo parlando di aree di capacità paneuropee, come ad esempio la difesa aerea e missilistica, i sistemi di artiglieria, i missili e i droni e i sistemi antidroni, ma anche di soddisfare altre esigenze dalla sicurezza informatica a mobilità militare, ad esempio. Questo aiuterà gli Stati membri ad aggregare una comune e procedere ad acquisti congiunti».

    «Con questo dispositivo, naturalmente, gli Stati membri possono aumentare notevolmente il loro sostegno militare immediato all’Ucraina. Questo approccio di approvvigionamento congiunto ridurrà anche i costi. Ridurrà la frammentazione, ma aumenterà l’interoperabilità e naturalmente rafforzerà la nostra base industriale della difesa. E può essere a vantaggio dell’Ucraina, come ho appena detto. Questo è il momento dell’Europa e dobbiamo essere all’altezza» ha osservato von der Leyen.

    Il terzo punto del pianoReArm Europe” riguarda l’uso del bilancio dell’Ue. «C’è molto che possiamo fare in questo ambito nel breve termine per destinare più fondi agli investimenti legati alla difesa. Ed è per questo che posso annunciare che proporremo ulteriori possibilità e incentivi per gli Stati membri che decideranno se vogliono usare i programmi di Politica di coesione per aumentare la spesa per la difesa», ha detto il presidente della Commissione.

    Le ultime due aree di azione del pianoReArm Europe”, infine, «mirano a mobilitare il capitale privato accelerando l’Unione del risparmio e degli investimenti (il nuovo nome dell’Unione dei mercati dei capitali, ndr) e naturalmente attraverso la Banca europea per gli investimenti», che dovrà riformare il proprio statuto per consentire investimenti nel settore militare.

    Di fatto, «l’Europa è pronta ad assumersi le proprie responsabilità riarmata», e «potrebbe mobilitare quasi 800 miliardi di euro di spese per la difesa», ha sintetizzato von der Leyen, aggiungendo che «naturalmente continueremo a lavorare a stretto contatto con i nostri partner nella Nato».

    «Stiamo vivendo – aveva esordito la presidente della Commissione nel suo intervento davanti alla stampa – nel momento più cruciale e pericoloso. Non ho bisogno di descrivere la natura grave delle minacce che affrontiamo o le sue conseguenze devastanti. La questione non è più se la sicurezza dell’Europa sia minacciata in modo molto reale o se l’Europa debba assumersi maggiori responsabilità per la propria sicurezza. In verità, conosciamo da tempo le risposte a queste domande. La vera domanda che abbiamo di fronte è se l’Europa sia pronta ad agire con la determinazione richiesta dalla situazione e se sia pronta e in grado di agire con rapidità e con l’ambizione necessarie».

    «Nei vari incontri delle ultime settimane, l’ultimo dei quali due giorni fa a Londra, la risposta delle capitali europee è stata tanto clamorosa quanto lo merita il fatto che siamo in un’era di riarmo»; e in quest’era di riarmo, ha sottolineato von der Leyen, «l’Europa è pronta ad aumentare massicciamente la sua spesa per la difesa, sia per rispondere all’urgenza di agire a breve termine e per sostenere l’Ucraina, sia per affrontare la necessità a lungo termine di assumersi maggiori responsabilità per la sicurezza europea».

    I paesi occidentali hanno fornito un flusso continuo di aiuti all’Ucraina, in totale, circa 267 miliardi di euro di aiuti sono stati assegnati all’Ucraina negli ultimi tre anni, scrive nel suo ultimo report il Kiel Institute. Del totale, circa 130 miliardi di euro (49%) sono stati stanziati in assistenza militare, 118 miliardi di euro (44%) in sostegno finanziario e 19 miliardi di euro (7%) in aiuti umanitari.

    L’Europa nel suo insieme ha superato gli Stati Uniti in termini di aiuti all’Ucraina. In totale, l’Europa ha stanziato 70 miliardi di euro in aiuti finanziari e umanitari e 62 miliardi di euro in aiuti militari. Questo si confronta con 64 miliardi di euro in aiuti militari dagli Stati Uniti e 50 miliardi di euro in stanziamenti finanziari e umanitari.

    Intanto, c’è da chiedersi se la corsa alla guerra di Ursula von der Leyen sia stata in qualche modo imbeccata dallo studio del pensatoio britannico, poi rivelatosi farlocco, International Institute for Strategic Studies (IISS), secondo cui in termini di spesa militare l’Unione europea era decisamente più bassa di quella russa, salvo poi evidenziare, a seguito di una controvalutazione effettuata dall’Osservatorio dei conti pubblici italiani diretto da Carlo Cottarelli, che la situazione era decisamente differente, perché convertendo tutta la spesa militare europea dei paesi Nato in termini di parità di potere d’acquisto, questa è del 58% superiore ai 462 miliardi di dollari spesi dalla Russia, mentre la spesa militare della sola Unione europea a 27 paesi è già di 574,5 miliardi di dollari “PPP”, ovvero del 18,6% superiore a quella russa.

    Certo, sull’efficacia di questa spesa c’è da discutere e pure molto, perché l’Unione europea di Ursula & C. ha palesemente mancato qualsiasi forma di coordinamento e di regia nella spesa militare, tanto che pure gran parte della spesa europea oggi si rivolge fuori dai confini europei, andando a foraggiare l’industria bellica statunitense, israeliana e pure sudcoreana.

    Forse, prima di spendere una montagna di nuove risorse in armi e dintorni con il pianoReArm Europe“, bisognerebbe iniziare a spendere meglio le risorse esistenti, magari pure iniziando a formare le truppe di terra, visto che le armi, anche quelle più sofisticate senza militari che le sappiano utilizzare sul terreno servono poco. E qui entra in gioco quella ritrosia diffusa in quasi tutti i paesi europei dal fornire allo sforzo comune di un ipotetico esercito europeo la sufficiente carne da cannone.

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