venerdì 31 Gennaio 2025
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    Per i ministri non parlamentari aumento delle indennità rinviato

    Per almeno tre giorni, la discussione della legge di bilancio 2025 si è incentrata sulla proposta di equiparare il trattamento economico dei ministri non parlamentari a quelli eletti, con un aumento di 7.193 euro lordi al mese che si sarebbero aggiunti ai 10.435 euro lordi al mese che già incassano per una spesa di circa 1,3 milioni all’anno.

    Una polemica al calor bianco, su cui hanno soffiato le opposizioni, adducendo un governo Robin Hood, generoso con i politici e micragnoso con i pensionati, per i quali gli aumenti previsti sarebbero di soli 5 euro al mese circa. Salvo fare finire il tutto in un fuoco di paglia, con i diretti interessati che hanno preferito chiedere il ritiro della norma per sbloccare l’avanzamento della manovra. Con l’istituzione di un fondo da 500.000 euro per coprire le spese di trasferta dei ministri non parlamentari.

    Il problema è che la politica costa e, soprattutto, la responsabilità va adeguatamente retribuita, sempre che l’impegno sia effettivo e non ci si presti ad assenteismo di vario genere, fenomeno che caratterizza soprattutto i parlamentari, tanto da far avanzare una proposta provocatoria al presidente del Senato, Ignazio la Russa, di tagliare le indennità degli eletti, già per altro sottoposta ad una serie di tagli nel caso di mancata partecipazione alle votazioni.

    Anche un altro provvedimento, battezzatoanti Renzi” è stato proposto e poi annacquato, riducendone grandemente la portata, nonostante fosse adeguatamente motivato sia per profili di opportunità che di etica politica. In tutte le democrazie, nessuno vieta ad un personaggio politico di mettere a frutto l’esperienza maturata e il suo bagaglio di conoscenze per finalità professionali, ma questo avviene solo dopo avere cessato ogni incarico di carattere politico, non mentre si è in carica, così come avviene nel caso di Matteo Renzi che, oltre all’argent de poche dell’indennità da senatore pari a circa 110.000 euro lordi all’anno, arrotonda con consulenze e comparsate in giro per il mondo accumulando redditi milionari, tanto da essere uno dei parlamentari con la dichiarazione dei redditi più ricca.

    La proposta prevedeva un tetto di 50.000 euro – poi portata a 100.000 euro – per tutti gli incassi da parte di parlamentari o amministratori regionali in carica, previa autorizzazione del rispettivo consesso politico provenienti da soggetti esteri, salvo anche qui farla finire in un nulla di fatto.

     

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