I dati di Federmeccanica con l’auto che crolla del 22%. Lo scenario della riconversione delle fabbriche auto e camion per la produzione bellica.
Il 2024 per il settore della metalmeccanica italiana è stato un anno nero e il peggio potrebbe ancora arrivare secondo i dati e le previsioni di Federmeccanica. La produzione metalmeccanica crolla sotto il peso del settore auto, che arriva a perdere il 22% nel 2024, il dato peggiore del settore, che a sua volta conquista il primato negativo di tutta l’industria.
La consueta indagine trimestrale di Federmeccanica fotografa un andamento sempre più in caduta, con uno scenario prossimo venturo influenzato dai dazi Usa verso l’Europa che dovrebbero scattare il 5 aprile prossimo. Una situazione che, secondo Federmeccanica, pur nella difficoltà di calcolare un impatto dei dazi sull’export nazionale, secondo le stime più autorevoli, sarebbe nell’ordine del -0,2-03% sul Pil, che di suo, senza l’effetto dazi Usa, viaggerebbe ad inizio 2025 attorno ad una crescita dello 0,5%. Lo scenario di una crescita a quota zero per l’Italia nel 2025 non è del tutto irrealistica, vista anche la crisi degli altri settori economici con forti problemi anche per il rispetto del piano strutturale di bilancio.
Nel quarto trimestre 2024 la produzione della metalmeccanica si è contratta del 5,6%, portando il dato annuale ad una riduzione del 4,2%. Una situazione più critica rispetto a quella di tutta l’industria manifatturiera che ha registrato un calo nel periodo ottobre-dicembre del 2,2% e del 2,5% dell’intero anno.
A contribuire al peggioramento è l’evoluzione negativa della produzione di autoveicoli e rimorchi che segna un calo annuo del 21,9%; male anche i comparti della metallurgia (-2,5% annuo), dei prodotti in metallo (-4,1%) e delle macchine e apparecchi meccanici (-3,8%).
In calo anche l’export che si è chiuso a 277 miliardi, con una contrazione del 3,8% rispetto al 2023, molto più marcata rispetto al -0,4% registrato per l’export totale a livello nazionale. Verso la Germania le esportazioni sono diminuite del 10,4%, verso gli Usa del 11,4%.
«Si è chiuso un anno durissimo per la metalmeccanica che lascia un segno meno molto pesante e il 2025 si è aperto con segnali molto preoccupanti. La tenuta del nostro sistema industriale è a forte rischio, sia per criticità strutturali, sia per possibili sconvolgimenti degli equilibri globali», avverte il presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, che ammonisce anche sulle prossime scelte da fare: sembra che «l’auto non interessi la politica, interessano gli armamenti. Ma starei attento a chi pensa che la soluzione sia convertire l’industria dell’auto in industria bellica». Sorvolando sul fatto che anche un’eventuale riconversione non sarebbe immediata, ma necessiterebbe sempre di un interregno di almeno 2-3 anni prima di essere operativa, mentre il settore automotive potrebbe rapidamente riprendersi se solo fossero cancellate norme assurde, controproducenti e ideologiche decise in Europa da politici largamente impreparati e incapaci.
Oltre che da un superamento delle norme controproducenti europee, il rilancio potrebbe passare anche da politiche nazionali meno penalizzanti, come il superare l’ultradecennale deroga al trattamento fiscale ordinario dell’auto aziendale italiana, oggi fortemente penalizzata da limiti di deducibilità non aggiornati da quasi trent’anni. Arrivare alla parificazione della norma italiana a quella europea, con la completa deducibilità dell’auto aziendale, a prescindere dalla sua tecnologia – senza quindi obblighi cogenti di elettrificazione delle flotte aziendali – consentirebbe la ripresa strutturale delle vendite, la loro programmazione e lo svecchiamento del parco circolante nazionale, rendendo anche più competitive le aziende nazionali che oggi devono operare con condizioni penalizzanti rispetto alla concorrenza europea. Sarebbe un’operazione vincente per tutti, per di più a costi ridotti.
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