martedì 25 Febbraio 2025
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    La spinta al riarmo europeo si basa su dati falsati

    L’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica smonta lo studio IISS rilanciato dai media internazionali. Già oggi l’Ue a 27 spende decisamente di più della Russia, ma spende male.

    Ancora una volta, la politica dei vertici delle organizzazioni europee dimostra di non sapere fare bene di conto, prendendo per oro colato studi di pensatoi che mischiano le mele con le pere presumendo che siano identiche, quando appartengono a generi diversi, con l’obiettivo finale di supportare la spinta al riarmo e l’aumento della spesa militare europea in funzione anti russa, quando questa è già decisamente alta ma male allocata, suddivisa in mille rivoli nazionali, ancora una volta prova provata dell’insussistenza degli organismi europei che non riescono a coordinare la spesa e gli investimenti dei 27 paesi in progetti di difesa comuni.

    Alla base della spinta al riarmo europeo c’è lo studio diffuso da un pensatoio britannico, l’International Institute for Strategic Studies (IISS), che ha analizzato e confrontato la spesa militare tra l’Unione europea (e la Nato) e quella della Russia, facendo emergere come quest’ultima surclassi quella alleata, giustificando quindi la corsa a portare l’attuale spesa al 2% circa del Pil europeo al 3%, avvicinandosi a quel 3,5% degli Stati Uniti.

    Peccato che lo studio IISS sia fondato su alcuni marchiani errori di equiparazione economica, sgamati dall’Osservatorio dei conti pubblici italiani diretto da Carlo Cottarelli, il quale ha messo nero su bianco i conti giusti, evidenziando tutt’altra realtà.

    Secondo l’IISS la spesa militare russa nel 2024 sarebbe ammontata a 145,9 miliardi di dollari che, attualizzata per parità di potere d’acquisto (PPP) cresce a 457,3 miliardi di dollari, superando di poco quella europea che, secondo l’IISS, è a quota 457,3 miliardi di dollari, con Mosca che supera Bruxelles di 3,4 miliardi di dollari. Ma ancora poca cosa rispetto ai 970 miliardi di dollari spesi dagli Usa (e ai 1,475 miliardi della Nato).

    Peccato solo che questi conteggi che hanno innescato la corsa all’aumento della spesa militare europea dall’odierno 2% al 3% siano fallati. Secondo la nota diffusa da Cottarelli, «questo confronto contiene due errori. Il primo riguarda il perimetro considerato: quello Nato usato per la Russia è più ampio, contiene più voci, mentre il “defence spending” usato per l’Europa è più restrittivo: usando la definizione Nato la spesa militare europea 2024 è pari 493,1 miliardi di dollari, 30 miliardi in più della spesa russa. Il secondo errore è ancora più grave, perché la spesa europea è calcolata al tasso di cambio attuale e non a parità di potere d’acquisto. Convertita in dollariPPP”, la spesa militare europea risulta di 730 miliardi di dollari nel 2024, ossia il 58% più alta rispetto ai 462 miliardi spesi dalla Russia».

    Si tenga conto che questo dato riguarda tutti i paesi Nato europei, molti dei quali sono fuori dall’Unione europea a 27, come Gran Bretagna, Turchia e Norvegia. Focalizzandolo solo sui 27 paesi Ue, la spesa militare è di 574,5 miliardi di dollariPPP”, cioè l’1,95% del Pil dell’Ue a 27 Stati e il 18,6% superiore alla spesa russa.

    Di fatto, con le cifre messe al giusto posto verrebbe meno la spinta alla spesa per il riarmo che è già elevata e che sopravanza quella russa. Più che aumentare ulteriormente la spesa di altri 250 miliardi di euro per arrivare all’obiettivo indicato dal segretario della Nato Mark Rutte, sarebbe più utile che Nato e Ue gestissero e coordinassero meglio di oggi la spesa in armamenti, evitando sovrapposizioni di modelli di aereo, carrarmati, sistemi di guerra elettronica, ecc. Anche in considerazione del fatto che gran parte della spesa europea in armamenti prende direzioni extraeuropee, con privilegiati gli Stati Uniti, Israele e pure Sud Corea che dispongono di tecnologie più avanzate di quelle europee.

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