martedì 11 Febbraio 2025
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    Gas ai massimi da due anni e il costo dell’elettricità manda in crisi l’industria

    Le scorte europee dimezzate di metano spingono i prezzi. Sul continente lo spettro di una nuova crisi. In Italia il problema del maggiore costo elettricità rispetto ai paesi Ue.

    Il prezzo del gas continua a salire, e i Paesi europei sono costretti ad attingere alle scorte, ormai dimezzate con inevitabili ripercussioni sulle quotazioni internazionali del gas metano che si avvicinano a raddoppiare le quotazioni medie del 2024, con conseguenze dirette anche sul prezzo dell’energia elettrica in quei paesi dove la generazione è fortemente legata al ciclo del turbogas come in Italia.

    La quotazione del metano alla Borsa di Amsterdam Ttf è aumentata del 4,6%, arrivando a 58,3 euro. E’ il valore più alto dal febbraio del 2023. Il prezzo aumenta in Europa perché cresce la domanda, e questa crescita della domanda è dovuta a tre fattori. Primo, fa più freddo degli ultimi anni e si consuma di più per scaldarsi. Secondo, c’è meno vento del solito nei paesi dell’area nordica, quindi la produzione elettrica dall’eolico cala dovendola sostituire con quella dal gas o dal carbone. Terzo, dall’inizio dell’anno sono finite le forniture di gas russo attraverso i gasdotti ucraini che contribuivano a calmierare le quotazioni sul mercato europeo.

    Secondo le previsioni mensili di Icis (Independent Commodity Intelligence Services), a febbraio il consumo di gas in Europa dovrebbe aumentare del 17% rispetto a un anno fa. I dazi annunciati da Trump potrebbero provocare ritorsioni europee sulle importazioni del gas naturale liquefatto Usa. Tutto questo ridurrebbe ulteriormente la quantità di metano sul mercato europeo, facendo salire ancora il prezzo. Tanto è vero che alcuni Paesi dell’Europa centrale continuano a chiedere il ritorno del transito del gas russo attraverso l’Ucraina.

    In questo scenario di metano scarso e costoso, i Paesi europei sono costretti ad attingere maggiormente alle scorte, cioè al metano immagazzinato d’estate in giacimenti esausti, per far fronte ai consumi invernali. Gli stoccaggi di gas europei l’8 febbraio erano scesi sotto il 50% (49,02%), a 562 terawattora, rende noto la piattaforma Gie-Agsi. Un anno fa, il 21 febbraio del 2024, le scorte Ue erano al 64,7%, a 737 terawattora. L’Italia va un po’ meglio della media europea, con gli stoccaggi al 59,85%. Ma la Germania, potenza manifatturiera rimasta senza il gas di Putin fornito a prezzo Merkel – scontato rispetto a quello degli altri paesi Ue -, è al 49,22%.

    A pesare c’è anche il livello del prezzo dell’elettricità, che in Italia è particolarmente alto, avendo raggiunto una quotazione all’ingrosso di ben143,03 euro/MWh, con una crescita del 44% rispetto alle medie del 2024, ma maggiore del 48% rispetto alla Spagna e del 40% della Francia, mentre su un altro pianeta sono i paesi dell’area scandinava che viaggiano a 43,81 euro/MWh.

    L’Italia deve tornare ad aumentare la produzione nazionale di gas metano che può contribuire a calmierare le quotazioni, visto il suo costo di estrazione molto basso, così come deve riattivare quelle moderne centrali a carbone chiuse anticipatamente sull’altare dell’ambiente e, soprattutto, sugli extra costi delle emissioni di CO2, che sul prezzo di finale di circa 150-160 euro/MWh al consumatore pesano per circa 40 euro/MWh, tanto che da più parti si chiede alla Commissione europea un provvedimento d’urgenza volto a sospendere i vincoli ambientali o la riattivazione della concessione di permessi gratuiti sospesi a fine 2024. In caso contrario, l’Italia rischia grosso mandando fuori competitività intere fette di manifattura nazionale, che già sconta oltre 750 giorni consecutivi di cali produttivi.

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