Istat, Pil 2024 decelera, attese commercio mondo negative. Crescono i dubbi sull’effettiva capacità di concludere il Pnrr nei prossimi 15 mesi. Produzione industriale a picco.
Frenata Italia ad inizio 2025, che segue al generale rallentamento già iniziato nel 2024 come certificato dall’Istat che vede il Pil 2024 chiuso in forte calo, seppur in area ancora positiva, ma quasi dimezzato rispetto alle previsioni del governo Meloni, con le attese per l’export in rallentamento sotto la scure della guerra commerciale con gli Stati Uniti e la produzione industriale che cala da 24 mesi continuativamente, oltre alla questione dell’incapacità di spendere presto e bene i fondi del Pnrr, incagliato a soli 50 miliardi di spesa effettiva e con oltre 100 miliardi da spendere nei prossimi 15 mesi.
L’indice della produzione industriale destagionalizzato ha segnato a gennaio un forte rimbalzo, con un aumento congiunturale del 3,2%, che ha più che compensato il marcato calo di dicembre (-2,7%) ma a livello annuale l’indice rimane ancora negativo. La fiducia delle imprese è peggiorata in tutti i comparti a eccezione della manifattura, evidenzia l’Istat.
Preoccupa il dato relativo al comparto dell’automotive che a gennaio 2025, secondo i dati diffusi dall’Anfia, l’associazione italiana della filiera, ha visto la produzione nazionale di solo 10.800 veicoli, in calo del 63,4% rispetto a gennaio 2024, cui fa seguito il calo del 15,4% della produzione di parti e accessori di veicoli.
A pesare sulla frenata Italia sulla situazione complessiva c’è l’andamento del Pnrr che con i suoi 194,4 miliardi (71,9 in sovvenzioni a fondo perduto e 122,5 in prestiti da restituire) che non sta trasformandosi in quel volano di rilancio dell’economia nazionale, visto che dei 122,1 miliardi fin qui incassati dall’Italia da Bruxelles a fine 2024 ne risultavano effettivamente spesi 58,6 miliardi, mentre 60 miliardi giacciono inutilizzati in cassa. Di fatto, dei 132 miliardi di progetti avviati, pari all’86% del totale, solo un quarto, pari a 35 miliardi, è stato effettivamente completato. Degli altri 93 miliardi di progetti avviati molti sono ancora in alto mare con il rischio che non vengano completati entro la scadenza del 30 giugno 2026, facendo scattare la sanzione della restituzione integrale alla Commissione europea di tutti i fondi relativi al progetto non concluso, compresi i soldi già spesi. Oggettivamente, aumentano di giorno in giorno i dubbi circa l’effettiva realizzabilità integrale del piano italiano, visto che nei prossimi 15 mesi si dovrebbe spendere una massa enorme di denaro.
A frenare il Pnrr così come gli investimenti privati del piano Industria 5.0 c’è l’onnipresente burocrazia che, invece di essere un volano di sviluppo del paese, è uno strumento di frenatura se non di blocco, evidenziano il mancato coraggio del governo Meloni nell’affrontare il bubbone dell’inefficienza della macchina amministrativa nazionale a tutti i livelli, cosa che da sola costituirebbe una leva per sbloccare la corsa dell’economia nazionale.
Infine, in agguato sulla frenata Italia c’è il problema del rialzo dei tassi d’interesse sul debito pubblico innescato dai piani di riarmo europei e da quello tedesco di ammodernamento nazionale, che ha già comportato una ripresa di circa 50 punti il costo sulle nuove emissioni di debito italiano, che rischia di crescere ancora fino a sfiorare un maggiore aggravio di circa 50 miliardi rispetto al costo attuale. Scenario che renderebbe ancora più problematica la crescita nazionale.
Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano” e “Dario d’Italia”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata.
Ti piace “Lo Schiacciasassi”? Iscriviti qui sul canale YouTube di “ViViItalia Tv”
Ti piace “ViViItalia Tv”? Sostienici!
YouTube
Telegram
https://www.linkedin.com/company/viviitaliatv
https://www.facebook.com/viviitaliatvwebtv
© Riproduzione Riservata