giovedì 30 Gennaio 2025
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    Energia geotermica potenziale italiano inespresso

    L’energia geotermica è una delle fonti rinnovabili più trascurate, nonostante possa assicurare alta flessibilità e costi contenuti. Nel mondo ci sono meno di 700 centrali geotermoelettriche, con 16 gigawatt installati, che hanno generato quasi cento terawattora complessivi nel 2023, il che equivale allo 0,3% dei consumi mondiali di elettricità. Eppure il calore della Terra è una fonte di energia inesauribile e costante, disponibile 24 ore su 24 e molto adatta per compensare l’incostanza del solare e dell’eolico.

    L’International Energy Agency (Iea) prevede un’enorme crescita del suo sfruttamento a fini energetici: nel 2050 potrebbe coprire l’8% del fabbisogno elettrico globale. Per non parlare della fornitura di calore, residenziale e industriale, che a sua volta è in grande crescita, soprattutto in Cina.

    In alcune aree del mondo, come l’Islanda e in parte anche l’Italia, il calore della Terra affiora in superficie e quindi è più facile da utilizzare. Il primo sfruttamento dell’energia geotermica avvenne proprio in Italia nell’Ottocento, grazie a un’intuizione dell’ingegnere francese François de Larderel, che portò nel 1905 all’avvio della prima centrale geotermoelettrica commerciale a Larderello in Toscana. Salvo essere progressivamente trascurata tanto che l’Italia è rapidamente precipitata dall’essere il quarto produttore internazionale di energia geotermica all’ottavo.

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    Le caratteristiche della geotermia in Italia potrebbero assicurare fino a quattro volte i consumi totali di energia con costi di produzione molto bassi, inferiori a quelli dell’idroelettrico, senza gli svantaggi del fotovoltaico e dell’eolico quanto a disponibilità e a programmabilità, senza la necessità di realizzare costosi sistemi di accumulo per livellare la rete elettrica.

    Le nuove tecnologie di realizzazione di pozzi profondi sviluppati con il fracking petrolifero in terreni di scisti bituminosi possono consentire la realizzazione di circuiti chiusi a 3.000 metri di profondità per fare circolare l’acqua che viene scaldata oltre i 100°C – nelle zone più “vocate” anche oltre i 300°C come nelle vicinanze di aree vulcaniche – per produrre vapore per azionare un gruppo turboalternatore per produrre energia elettrica ad impatto zero. Per non dire della produzione di acqua calda sanitaria per la climatizzazione degli ambienti con perforazioni di circa un centinaio di metri per ottenere un fluido a 35-40°C di temperatura.

    Sarebbe utile che la politica rimuovesse i vincoli allo sviluppo della geotermia e garantisse un quadro regolatorio tale da consentire la realizzazione degli impianti con i relativi investimenti, specie nelle zone maggiormente vocate. Sarebbe una leva per l’abbassamento consistente della bolletta energetica nazionale grazie a meno importazione di energia fossile dall’estero e, conseguentemente, delle bollette per gli utilizzatori, a tutto vantaggio per le imprese e le famiglie, contenendo l’inflazione e incrementando la competitività del “Made in Italy” oggi frenato proprio dal caro energia, doppio rispetto alla Spagna e quadruplo rispetto alla Francia, con un tempo di attivazione molto ridotto, a livello di uno-due anni rispetto ai 10-15 del nucleare di nuova generazione di 20-30 per la fusione nucleare.

     

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