mercoledì 9 Aprile 2025
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    Economia Italia in forte frenata nel primo trimestre 2025

    Calano le vendite, sia in volume che, soprattutto, valore. Dopo Confindustria, anche Bankitalia ribassa le previsioni di crescita del Pil Italia. Cresce, secondo Istat, la pressione fiscale: nel 2024 ha toccato il 50,6%, +1,5% sul 2023.

    Ancora segnali negativi per l’economia Italia che registra la forte frenata dei consumi, la revisione al ribasso della crescita del Pil e, nota estremamente negativa, l’aumento della pressione fiscale.

    Secondo le rilevazioni sul commercio del mese di febbraio condotte da Istat, le famiglie fanno un ulteriore buco nella cintura e riducono i consumi, sia per gli alimentari che per i beni durevoli non indispensabili.

    Le vendite al dettaglio, secondo l’Istat, restano ferme a febbraio nel confronto mensile ma rispetto ad un anno prima segnano un calo sostenuto, il più ampio degli ultimi dieci mesi: in volume diminuiscono del 2,5%, in valore scendono dell’1,5%, nonostante la fiammata dell’inflazione e i continui rincari del “carrello della spesa”. La contrazione è più o meno estesa e coinvolge i beni alimentari e non: dall’abbigliamento ai mobili fino alle calzature e articoli da viaggio, gruppo quest’ultimo che si distingue per la performance peggiore (-6,2% in valore rispetto a febbraio 2024).

    Gli unici a salvarsi sono i prodotti di profumeria e cura della persona (+1,7%); stazionari gli elettrodomestici, radio e tv; negativi tutti gli altri prodotti. Invece le vendite degli alimentari registrano un aumento contenuto rispetto a gennaio (+0,4% in valore e +0,1% in volume) ma cedono rispetto ad un anno prima (-0,4% in valore e addirittura -2,9% in volume).

    Una flessione che non risparmia nessuno, neppure le vendite sui canali elettronici. Il valore delle vendite al dettaglio cala per tutte le forme distributive. Ad essere più colpiti sono ancora i negozi e i minimarket, dove segnano -2,4% annuo; subito dopo gli ambulanti (-2,2%) e a seguire il commercio elettronico (-1,9%); in coda la grande distribuzione con un calo meno marcato (-0,5%) ma comunque presente. Mentre resta la corsa alle offerte e agli acquisti nei discount.

    Numeri «allarmanti» per i consumatori, che si traducono con un taglio alla spesa e «una dieta forzata»: Unc e Assoutenti calcolano che solo considerando gli acquisti di cibo e bevande si tratta di un calo di 183 euro annui a famiglia. Se poi si includono anche i prodotti non alimentari (pari a 451 euro), il totale sale a 634 euro in meno spesi. Che arrivano a 910 euro in meno per una coppia con due figli.

    I dati dimostrano ancora una volta l’impatto dell’inflazione sui consumi e sul potere d’acquisto, insistono il Codacons e l’Adoc. Secondo Federconsumatori, si riduce anche il consumo di carne e pesce (-16,9%), con uno spostamento verso qualità meno costose, e si ricercano sempre più assiduamente offerte e sconti. Il contesto di incertezza non aiuta affatto.

    Confesercenti evidenzia il «tracollo» dei piccoli negozi: in questo quadro, perciò, il mercato interno e la ripresa dei consumi «assumono una valenza fondamentale per la tenuta economica» del Paese.

    «Siamo in presenza dell’ennesima conferma della debolezza dei consumi. Le dinamiche congiunturali evidenziano il blocco della spesa delle famiglie», rimarca l’Ufficio studi di Confcommercio: le vendite sono ferme ai livelli del terzo trimestre del 2023, peraltro già allora al di sotto dei valori di fine 2022.

    In questo quadro negativo, l’Istat aggiunge un ulteriore dato che contribuisce a drenare risorse dalle famiglie e imprese per sostenere consumi ed investimenti: a fine 2024 il valore della pressione fiscale ha superato la soglia del 50%, piazzandosi al 50,6% con una crescita di 1,5% rispetto al 2023.

    Quanto alle previsioni di crescita dell’economia Italia, dopo la revisione al ribasso comunicata dal Centro studi Confindustria che taglia la crescita 2025 dallo 0,9% allo 0,6% con uno scenario ancora più fosco variabile dal +0,2% al +0,4% a seconda degli effetti dei dazi Usa sull’economia Italia, ora arriva anche la previsione ribassata da parte della Banca d’Italia, secondo cui il +0,8% previsto a dicembre scorso per il 2025 cala a +0,6%, mentre per il 2026 la stima di +1,1% scende a 0,8% e nel 2027 da +0,9% a +0,7%.

    «Queste proiezioni sono soggette a un’elevata incertezza, connessa soprattutto con l’evoluzione del contesto internazionale. Esportazioni e investimenti potrebbero risentire in misura maggiore di quanto previsto dell’inasprimento delle politiche commerciali e dei suoi riflessi sulla fiducia delle imprese – scrive la Banca d’Italia -. Effetti negativi particolarmente marcati potrebbero derivare da un ulteriore aumento dell’incertezza sulle politiche commerciali, da eventuali misure ritorsive e da tensioni prolungate sui mercati finanziari. Per contro, effetti positivi potrebbero manifestarsi a seguito di un orientamento più espansivo della politica di bilancio a livello europeo, anche in connessione con gli annunci di incremento delle spese per la difesa».

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