venerdì 28 Febbraio 2025
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    Bollette elettriche: il governo Meloni stanzia 3 mld per 3 mesi

    Il provvedimento interessa le famiglie a basso reddito fino a 25.000 euro di Isee e le imprese con potenza impegnata superiore ai 16,5 kWh. Penalizzate le micro imprese e la classe media.

    Per cercare di alleggerire le bollette elettriche che hanno subito forti rincari negli ultimi mesi sulla spinta delle quotazioni internazionali del gas metano che in Italia assicura circa il 40% della generazione nelle centrali termoelettriche, il governo Meloni ha trovato 3 miliardi di euro per abbassare i costi per famiglie a basso reddito ed imprese con potenza impegnata superiore ai 16,5 kWh.

    Il decreto sulle bollette elettriche varato dal governo Meloni ripartisce i circa 3 miliardi di euro tra imprese (1,4 mld) e le famiglie (1,6 mld) per una durata di tre mesi nella speranza che le dinamiche del mercato dell’energia possano raffreddarsi nella seconda parte dell’anno. Tra le famiglie ad essere interessati in nuclei che già percepiscono il bonus sociale con un Isee non superiore a 9.530 euro con massimo 3 figli a carico (20.000 euro per quelle numerose con almeno 4 figli). Per questo, per coloro che già percepiscono il sostegno, il contributo potrà arrivare fino a 500 euro. Altri 200 euro saranno disponibili dietro domanda per le famiglie con redditi Isee fino a 25.000 euro.

    Per le imprese la soglia di potenza minima finisce con il tagliare fuori tutte le microimprese dell’artigianato, del commercio e dei servizi oltre che la vastissima schiera degli studi professionali, come denuncia la Cna, finendo con il penalizzare soprattutto le attività di vicinato, già danneggiate dalla concorrenza della grande distribuzione e del commercio elettronico.

    Dal provvedimento governativo sull’alleggerimento delle bollette elettriche viene esclusa la mitica classe media, già finita penalizzata nella finanziaria 2025 del governo Meloni per via del taglio a gran parte delle deduzioni per coloro che guadagnano più di 35.000 euro lordi all’anno, che dovranno sobbarcarsi integralmente i circa 251 euro di maggiori costi per l’elettricità stimati per il 2025.

    Più che intervenire con provvedimenti d’urgenza a tamponare situazioni chiaramente influenzate dalla speculazione internazionale, sempre più agguerrita sulle materie energetiche, il governo Meloni dovrebbe intervenire per riformare in profondità i meccanismi di formazione dei prezzi energetici, partendo dal disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas, anche per riconoscere ai consumatori i ribassi di prezzo assicurati dall’energia prodotta con fonti rinnovabili, dall’eolico al fotovoltaico all’idroelettrico, che hanno costi di produzione spesso negativi quando c’è un picco di produzione.

    Inoltre, sarebbe utile avviare anche una sorta di federalismo energetico, per cui cittadini e imprese che risiedono in zone dove ci sono impianti eolici, fotovoltaici o idroelettrici possano usufruire di energia venduta a prezzo di costo o poco di più.

    C’è poi la questione ormai storica dell’eccessiva tassazione sui prodotti energetici che esiste in Italia, dove energia elettrica, gas metano, carburanti vari sono gravati, oltre che dalle accise, pure dall’Iva al 22%. Sarebbe doveroso ridurre l’Iva dal 22% al 10% o, meglio, al 5% per le forniture di energia elettrica e per il gas metano usato per il riscaldamento, mentre le accise, sull’altare del feticcio dei sussidi ambientalmente dannosi, dovrebbero essere parametrate sull’effettivo livello inquinante, con il loro azzeramento per tutte le fonti rinnovabili e prodotte da riciclaggio. Non si capisce, seguendo la logica ambientale, perché l’energia idroelettrica, fotovoltaica o eolica oppure, ancora, il gasolio biologico HVO debba essere tassata allo stesso livello delle fonti fossili, quando dovrebbero semmai avere un’accisa azzerata, a tutto vantaggio dei minori costi per famiglie e maggiore competitività per le imprese, oltre ad un raffreddamento anche sugli effetti inflattivi.

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