Il presidente de Pascale ritira la richiesta fatta da Bonaccini al governo Gentiloni. «Lavoriamo a un’autonomia diversa, solidale e di prossimità».
«La Regione Emilia Romagna ritira la proposta di Autonomia differenziata, una scelta che avviene in totale trasparenza, dato che lo avevamo già indicato durante la campagna elettorale»: ad annunciarlo, intervenendo in Assemblea Legislativa, il presidente della regione, Michele de Pascale, che ha aperto la discussione in Aula sul tema dell’Autonomia differenziata in base all’articolo 116 della Costituzione, procedura avviata in Emilia Romagna nel 2017 dall’ex presidente Stefano Bonaccini, sfruttando appieno le disposizioni costituzionali aprendo direttamente una trattativa con l’allora governo Gentiloni, anche in risposta ai due referendum autogestiti in Lombardia e in Veneto lanciati dalla Lega fu Nord.
«Non azioneremo quella leva, perché trovo sia la strada sbagliata. E quindi non lo dico in tono polemico verso il Governo – ha spiegato de Pascale -. Lavoreremo, invece, per un’autonomia amministrativa e funzionale, a realizzare un’amministrazione di prossimità, che avvicini il momento decisionale ai cittadini, e penso soprattutto ai sindaci dell’Emilia Romagna: se di autonomia vogliamo parlare, deve vedere come protagonisti assoluti comuni e province, che sono i veri enti di prossimità».
L’auspicio del presidente della Regione è che questo percorso «possa essere trasversale e coinvolgere altre regioni, anche perché penso sia chiaro ormai a tutti che non ci sarà alcuna Autonomia differenziata. Ormai l’Autonomia differenziata viaggia su un binario morto, un rigoroso e serio piano B deve essere un tavolo per la riforma del Titolo V».
De Pascale, tra le tante cose discutibili, dice una verità: «chi chiede più Autonomia rimarrà totalmente fregato, perché non avrà nessun tipo di nuova Autonomia, a partire da Veneto e Lombardia, che non otterranno nulla da questa strada, saranno portate a passeggio dal governo». Insomma, pure la Salvini premier dovrebbe ormai capire che sotto l’inconcludenza del suo leader Matteo Salvini e sotto i colpi inferti dalla sentenza della Corte costituzionale il progetto della legge quadro intessuto dal ministro agli Affari regionali, Roberto Calderoli, si è dissolto nelle sabbie mobili della politica neo centralista del Parlamento.
La maggioranza di centrosinistra promuove la decisione della regione Emilia Romagna di ritirare la proposta di autonomia differenziata avanzata nel 2017 parlando di scelta coerente e nell’interesse della comunità regionale, mentre le opposizioni di centrodestra parlano di cambio di rotta ingiustificato. In linea con le parole di de Pascale, Partito democratico, Allenza Verdi Sinistra, Civici con de Pascale e Movimento 5 Stelle hanno presentato e approvato una risoluzione che sostiene la decisione della giunta di ritirare le proposte di Autonomia differenziata esistenti e impegna l’esecutivo regionale a promuovere la riscrittura del Titolo V della Costituzione in coerenza con la recente sentenza della Corte costituzionale in materia di autonomia regionale e rapporto Stato-Regioni. L’Assemblea legislativa, invece, ha respinto la risoluzione presentata da Lega e Fratelli d’Italia (e votata anche da Forza Italia e Rete civica) in cui si sottolinea come la giunta de Pascale non abbia prodotto alcun atto formale per ritirare il progetto sull’Autonomia presentata negli anni scorsi e invita la giunta stessa a procedere sul percorso dell’Autonomia come previsto dagli accordi tra l’Emilia Romagna e il governo nazionale sottoscritti nel 2018.
Interessante quanto ha detto il consigliere di Fratelli d’Italia, Marta Evangelisti: «oggi si vuole mettere fine in Regione al progetto di Autonomia differenziata, c’è un evidente cambio di rotta. L’Emilia Romagna si era accodata a Veneto e Lombardia con istanze autonomiste e Bonaccini arrivò addirittura a firmare un accordo preliminare con il governo Gentiloni, un’intesa con sedici materie. Poi nel 2023, con l’avvento di Elly Schlein alla guida del Pd, c’è stato il “contrordine”: così il Pd si riscopre antiautonomista e, oggi, assistiamo in Assemblea a un’evidente inversione a “U”: così si prendono in giro gli emiliano-romagnoli». Difficile darle torto.
Sulla vicenda interviene anche il segretario di “Patto per il Nord”, Paolo Grimoldi: «il Partito Democratico conferma essere una forza politica che prima pensa più alle cronache politiche per portare a casa vantaggi momentanei che al bene dei territori che governa con una visione a medio lungo termine. Il comportamento del Pd purtroppo è sempre lo stesso che certifica come l’Italia sia l’unico paese al mondo dove la sinistra non ha preso a cuore le battaglie dell’Autonomia, del federalismo, della legittimazione del potere sul territorio agli enti locali. Quella italiana si conferma essere l’unica sinistra centralista che esiste in Europa e nel mondo. SI tratta di un’anomalia tutta italiana e questa è uno dei motivi per cui la sinistra continua a perdere le elezioni».
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