venerdì 31 Gennaio 2025
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    Auto nuove, nuovo record del prezzo medio a 30.000 euro

    La crisi dell’auto europea non è dovuta in larghissima parte solo alle nuove regole ambientali del “Green Deal”, ma anche le case costruttrici hanno le loro responsabilità, a partire dal fatto di avere spinto al deciso rialzo i listini delle auto nuove che nel 2024 hanno raggiuto il record di 30.000 euro di media, ben 1.000 euro in più del 2023, già di per sé un record, specie se si confronta con il prezzo medio del 2019, prima della crisi pandemica, quando viaggiavano attorno ai 21.000 euro.

    In questo scenario fatto di prezzi medi delle auto nuove spesso fuori portata di ampie fette di consumatori, tanto da far presagire la scomparsa dell’auto di massa, la perdita del diritto alla mobilità privata per fasce sempre più ampie di cittadini, l’abbandono dell’offerta di veicoli con prezzo medio inferiore ai 14.000 euro che prima della crisi rappresentavano il 7% del mercato, mentre quelli fino a 20.000 euro valevano il 36% del mercato e adesso sono al 20%, non ha inciso sui ricavi delle case costruttrici che, anzi, sono aumentati.

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    Renault, per esempio, fra il 2016 e il 2023 ha visto ridurre di un terzo i veicoli prodotti e distribuiti, con un incremento del 79% della marginalità, a 1.842 euro per ogni veicolo venduto nel 2023 a fronte dei 1.031 euro del 2016). Volkswagen ha ridotto di quasi un decimo le auto prodotte e distribuite, a fronte dell’aumento del 67% del profitto per ogni auto nuova venduta, a 2.945 euro guadagnati da nel 2023 contro i 1.760 euro nel 2016.

    Le minori vendite hanno effetti sull’occupazione delle case costruttrici e della filiera della componentistica, con la Clepa, l’Associazione europea dei fornitori automobilistici, che denuncia come nel 2024 la perdita di posti di lavoro tra i fornitori europei di componenti per auto è più che raddoppiata rispetto al 2023, per le conseguenze sulla filiera del rallentamento dell’industria automobilistica del continente, con più di 30.000 posti di lavoro tagliati nel 2024 in tutto il settore, rispetto 15.000 del 2023 su un totale di 1,7 milioni di occupati della componentistica auto.

    E a chi afferma che il passaggio dalla motorizzazione termica a quella elettrica non si distruggono posti di lavoro, i dati concreti vanno in direzione opposta: secondo la Clepa, le perdite di posti di lavoro legate ai motori a combustione interna dal 2020 hanno superato di gran lunga quelle create dal passaggio ai veicoli elettrici. Non solo: il rallentamento del mercato dei veicoli elettrici in Europa, nel 2024 ha causato la perdita di 4.680 posti di lavoro legati ai fornitori di auto a batteria, più dei 4.450 creati.

     

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