Puntuali come da tradizione italica, tornano gli aumenti di inizio anno, con pedaggi e carburanti che ritoccano al rialzo portando maggiori oneri a carico di famiglie ed imprese, finendo con il dare nuova linfa all’inflazione in calo e a rallentare ulteriormente l’economia nazionale.
Per le autostrade, su metà della rete, quella di Aspi in mano a Cdp e ai famelici fondi d’investimento, nonostante le promesse in senso contrario del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, gli aumenti sono del 1,8%, cosa che ha fatto scattare la protesta di Assotir, secondo cui «le tratte interessate ospitano infatti quasi la metà del traffico pesante, e inoltre l’aumento dei pedaggi aggrava ancora di più lo stato di sofferenza del settore, già travolto dall’inasprimento generalizzato dei costi. Riscontriamo una contraddizione forte tra le dichiarazioni e gli atti – commenta il segretario generale, Claudio Donati -. Anche se le istituzioni professano la massima vicinanza al settore, adottano poi provvedimenti simili, dimostrando di non preoccuparsi affatto delle difficoltà che gli addetti e le aziende devono fronteggiare».
Tra gli aumenti di inizio anno c’è poi il ritocco portato ai carburanti nella duplice azione causata sia dall’andamento delle quotazioni internazionali del petrolio al rialzo (circa 1-2 centesimi al litro) che dei maggiori oneri derivanti dalla miscelazione con i biocarburanti (2 centesimi al litro). Tutti aumenti che consolidano il caro carburanti italiano, tanto che dal 2021 alla fine del 2024 gli aumenti per benzina, gasolio e Gpl sono stati consistenti secondo uno studio condotto da Unimpresa.
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Per le Pmi, il costo annuo della benzina è passato da 4.375,20 euro del 2021 a 5.281,20 euro nel 2024, registrando un incremento di 906 euro, pari al 20,7%. Simile la dinamica per il gasolio auto, che è salito da 6.662,50 euro a 8.292,50 euro, con una crescita di 1.630 euro (+24,5%). Anche il Gpl ha segnato un incremento, passando da 1.261,00 euro a 1.475,40 euro (+17%), mentre il gasolio per riscaldamento ha subito un’impennata del 23%, con costi aumentati da 11.573 euro a 14.230 euro.
Per le famiglie, l’andamento è analogo, ma con incrementi più contenuti. La spesa per la benzina è passata da 1.750,08 euro a 2.112,48 euro (+20,7%), mentre il gasolio auto è aumentato da 1.332,50 euro a 1.658,50 euro (+24,5%). Il costo del Gpl ha visto un rialzo più moderato, da 315,25 euro a 368,85 euro (+17%), mentre il gasolio per riscaldamento ha registrato un incremento del 23%, passando da 925,84 euro a 1.138,40 euro.
I consumi medi annuali sono stati calcolati basandosi su stime generalmente utilizzate per analisi di spesa energetica relative a famiglie e piccole e medie imprese. Per una famiglia media, si è ipotizzato un utilizzo di benzina pari a 1.200 litri all’anno, considerando un’automobile che percorre circa 15.000 chilometri annui con un consumo medio di 12,5 chilometri per litro. Per il gasolio auto, il consumo è stato stimato in 1.000 litri annui, assumendo un consumo medio di 15 chilometri per litro per una percorrenza analoga. Il consumo di Gpl è stato calcolato in 500 litri annui, ipotizzando un uso limitato per il riscaldamento o per automobili a Gpl. Per il gasolio destinato al riscaldamento, la stima si aggira sugli 800 litri annui, prendendo come riferimento un’abitazione di circa 100 metri quadrati con riscaldamento a gasolio durante una stagione invernale tipica.
Per una Pmi, i consumi sono sensibilmente più elevati. Si ipotizza un utilizzo di benzina pari a 3.000 litri annui per veicoli aziendali impiegati in spostamenti o consegne locali, mentre il consumo di gasolio auto è stimato in 5.000 litri annui, considerando flotte aziendali o veicoli commerciali leggeri con una percorrenza di circa 25.000 chilometri annui. Per il Gpl, la stima si attesta sui 2.000 litri annui, destinati sia al riscaldamento che all’utilizzo di veicoli aziendali a Gpl. Infine, il consumo di gasolio per riscaldamento si aggira sui 10.000 litri annui, calcolato per il riscaldamento di locali aziendali di medie dimensioni, come uffici o magazzini.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, con gli aumenti di inizio anno in soli quattro anni l’aumento dei prezzi dei carburanti ha inciso significativamente sui bilanci degli italiani, con le piccole aziende che affrontano gli impatti più pesanti a causa dei consumi maggiori.
«Il 2025 corre il rischio di essere un anno ancora più difficile per le imprese italiane se le tensioni geopolitiche e internazionali continueranno a generare incertezza sui mercati energetici – commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora -. Gli aumenti già registrati negli ultimi anni, con il balzo dei costi per i carburanti che ha pesato gravemente sui bilanci delle Pmi, potrebbero ulteriormente aggravarsi qualora la situazione globale non trovi una stabilizzazione. Di fronte a eventuali, nuovi scossoni saranno indispensabili misure straordinarie per calmierare i costi dei carburanti e sostenere le imprese in questa fase critica. Va evitata una nuova spirale di rincari, penalizzando ulteriormente la competitività del nostro sistema produttivo».
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