Propone di spalmare su 3 anni target 2025 per evitare maximulte. Ppe, piano Ue primo passo, ma manca impegno sul divieto 2035 che va cancellato.
La Commissione europea ha annunciato che intende anticipare al terzo o quarto trimestre 2025 (invece che nel 2026) la procedura di revisione della normativa sulla riduzione obbligatoria delle emissioni di CO2 per il settore dell’auto, ma al tempo stesso il commissario europeo ai Trasporti, il greco Apostolos Tzitzikostas, ha puntualizzato che gli obiettivi del 2025, 2030 e 2035 verranno mantenuti, con l’obbligo finale, al 2035, di immettere sul mercato solo auto nuove a zero emissioni, e la sostanziale messa al bando dei motori a combustione interna, a benzina e diesel.
«Restiamo fermi sull’obiettivo 2035», ha rimarcato più volte Tzitzikostas durante la conferenza stampa di presentazione di un nuovo “piano di azione” Ue sull’auto. Piuttosto, come già anticipato, Bruxelles apre alla possibilità di far ricorso anche ai carburanti sintetici (e-fuels) e a non meglio precisate altre «nuove tecnologie», secondo le parole del commissario Tzitzikostas, senza specificare se la richiesta dei biocarburanti promossa dall’Italia sarà accettata per raggiungere i target di zero emissioni nette fissato per il 2035.
Più in generale, peraltro, ha affermato che questo rappresenta «un primo passo» per venire incontro alle richieste manifestate dalle case automobilistiche in questi mesi di consultazioni. Intanto il “piano di azione” per il settore include la proposta già preannunciata di maggiore flessibilità sugli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 sulle nuove immatricolazioni. La riduzione delle emissioni prevista per il parco auto nuove di ogni azienda automobilistica europea, invece di essere verificata alla fine dell’anno in corso, potrà essere “spalmata” sul periodo 2025-2027, in modo che l’obiettivo sia rispettato come media annuale nel triennio. In questo modo alle case automobilistiche verrà permesso di «colmare qualunque lacuna nel primo o nel secondo anno con maggiori immatricolazioni a zero emissioni nell’ultimo anno», ma resta inalterata «l’ambizione complessiva degli obiettivi 2025».
«Restiamo fermi sull’obiettivo 2035, il che significa che restiamo fermi anche sull’obiettivo 2025 – ha rimarcato Tzitzikostas – e sull’obiettivo 2030». Il provvedimento consentirebbe di sfuggire, per ora, alle multe plurimiliardarie che scatterebbero a carico delle case automobilistiche già da quest’anno per un ammontare di circa 15 miliardi di euro, in assenza di una quota sufficiente di veicoli a zero emissioni sulle nuove auto immatricolate. Le case che già quest’anno raggiungeranno o supereranno i target «saranno meno sotto pressione nel 2026 e 2027», ha proseguito l’eurocommissario.
Parallelamente, Bruxelles lavora a meccanismi con cui sostenere la domanda di veicoli elettrici, tra cui provvedimenti per rafforzare la fiducia su questa tipologia di vetture, ad esempio «migliorando la durata delle batterie e la loro riparabilità», recita un comunicato della Commissione. Il piano prevede anche 1,8 miliardi di euro per mettere in sicurezza le catene di approvvigionamento di materiali necessari per le batterie dei veicoli a prezzi competitivi. E un ulteriore miliardo di euro, tramite investimenti congiunti pubblico-privato, sostenuti dal programma Ue di sostegno alla ricerca e sviluppo “Horizon Europe”, per i veicoli a guida autonoma, con i relativi sistemi di intelligenza artificiale. Tornando ai veicoli elettrici, la Commissione promette che intende «lavorare attivamente con gli Stati membri per ottimizzare gli schemi di sussidi a favore dei consumatori».
Lo scenario delineato dal commissario Tzitzikostas lascia insoddisfatto il Ppe, che negli ultimi mesi ha avuto posizioni decisamente critiche verso la strategia automotive della Commissione, nonostante che Ursula von der Leyen sia un suo esponente. Il “Piano d’azione per l’automotive” «contiene molti elementi positivi e, soprattutto, fornisce il necessario sollievo a breve termine. Tuttavia, la Commissione ha perso l’occasione di fare chiarezza sulla questione del divieto di motori a combustione interna – attacca l’eurodeputato Jens Gieseke, capo-negoziatore del Ppe per l’industria automobilistica -. Noi, come Gruppo Ppe, ci aspettavamo molto di più in questo senso e speravamo in un chiaro impegno a rivedere rapidamente il divieto di motori a combustione interna. Invece, rimane vago e non impegnativo. La Commissione deve agire con decisione. Al Gruppo Ppe, abbiamo aspettative chiare, come delineato nel nostro position paper. Se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo di neutralità climatica entro il 2050, abbiamo bisogno di tutte le tecnologie disponibili. Ci aspettiamo che la promessa della Commissione di neutralità tecnologica venga attuata rapidamente».
Il problema è che la Commissione europea e l’eurocommissario europeo ai trasporti, Apostolos Tzitzikōstas paiono non accorgersi che lo scenario imposto unilateralmente dalla politica europea porta dritto verso il baratro un gran pezzo dell’economia europea che vale il 7% del Pil comunitario e circa 14 milioni di posti di lavoro tra diretto e indiretto. A questo punto, vista la struttura di governo europea ripartita nel trilogo tra Commissione, Europarlamento e Consiglio, e vista anche la posizione del Ppe che con tutte le opposizioni di centro destra all’Europarlamento forma una maggioranza contraria allo scenario dell’elettrificazione esclusiva della mobilità europea e considerato che in Germania le elezioni politiche hanno spostato gli equilibri eccessivamente spostati sulla demagogia ambientalista su posizioni più realistiche, i governi nazionali presenti nel Consiglio devono mettere in chiaro che le alternative sono solo due: o la Commissione cambia drasticamente linea, oppure Ursula von der Leyen va a casa, così come avrebbe già dovuto farlo già da tempo sull’onda dei numerosi fallimenti da lei conseguiti nella scorsa legislatura.
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