venerdì 31 Gennaio 2025
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    Bollette 2025 più care per tutti, famiglie ed imprese

    Le bollette 2025 saranno più care per tutti, famiglie ed imprese, con quest’ultime particolarmente penalizzate, visto che i rincari stimati dall’Ufficio studi della Cgia potrebbero costare all’intero sistema imprenditoriale italiano ben 13,7 miliardi di euro in più rispetto al 2024, pari a un aumento del 19,2%. In totale, la spesa complessiva dovrebbe toccare gli 85,2 miliardi: di questi, 65,3 sarebbero per l’energia elettrica e 19,9 per il gas. A pagare il conto più salato dovrebbero essere le imprese del Nord. Questa ripartizione geografica, infatti, “ospitabuona parte dello stock delle imprese presenti nel Paese e, conseguentemente, dovrà farsi carico della quota parte di aumento più consistente; praticamente quasi quasi due terzi dell’aggravio complessivo.

    Le stime della CGIA si basano su un’ipotesi del prezzo medio dell’energia elettrica nel 2025 di 150 euro per MWh e del gas a 50 euro per MWh; mantenendo così una proporzione di tre a uno tra le due tariffe, come si è verificato nei due anni precedenti. Per quanto riguarda i consumi, si è fatto riferimento ai dati del 2023 e si è ipotizzato che rimangano costanti anche nei successivi due anni. Se si analizza questo costo aggiuntivo stimato di 13,7 miliardi di euro per il 2025, si nota che quasi 9,8 miliardi (+17,6% rispetto al 2024) riguarderebbero l’energia elettrica e 3,9 miliardi (+24,7%) il gas.

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    Anche se nel 2025 ci sarà un aumento importante dei costi energetici, questo sarà comunque molto inferiore a quanto si è vissuto durante il periodo più critico della recente crisi energetica che ha colpito tutta Europa tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2023 con l’energia elettrica ad oltre 300 euro MWh e il gas oltre i 120 euro MWh.bollette 2025

    Gli effetti dell’aumento delle bollette 2025 potrebbero farsi sentire pesantemente sui bilanci sia delle imprese che delle famiglie. Ma c’è un altro aspetto negativo da considerare. Così come accaduto negli anni passati, potrebbe verificarsi un’impennata dei prezzi del gas e dell’energia che rischiano di provocare una spirale inflazionistica. Nel biennio 2022-2023, la crisi energetica ha causato una significativa perdita del potere d’acquisto per lavoratori dipendenti e pensionati; senza contare l’aumento dei tassi d’interesse e quindi il costo maggiore del denaro che ha messo in difficoltà investimenti e crescita del Pil.

    A livello regionale, visto che la maggioranza delle attività produttive e commerciali sono ubicate al Nord, i rincari relativi al 2025 di luce e gas interesseranno, in particolare, le aree che presentano i consumi maggiori: vale a dire la Lombardia con un aggravio di 3,2 miliardi di euro, l’Emilia Romagna con +1,6 miliardi, il Veneto con +1,5 e il Piemonte con +1,2.

    Per l’elettricità gli incrementi più significativi riguarderanno sempre il Nord, in particolare la Lombardia con 2,3 miliardi aggiuntivi, il Veneto con +1 miliardo e l’Emilia Romagna con +986 milioni. Il settentrione dovrebbe farsi carico di oltre il 61% dell’incremento di costo. Per quanto concerne il gas, invece, i costi aggiuntivi interesseranno soprattutto la Lombardia con +887 milioni, l’Emilia Romagna con +660 milioni e il Veneto con +480 milioni. Dei 3,9 miliardi di rincari relativi alle bollette del gas, 2,8 miliardi (pari al 70,8% del totale) dovrebbero gravare sulle imprese del Nord

    Dolori anche per le bollette 2025 delle famiglie per i consumi di gas, secondo una stima di Assium, l’associazione degli utility manager, visto che già oggi le migliori tariffe sulle forniture di gas sono superiori di 216 euro rispetto al 2024, con una bolletta media di 1.724 euro, che potrebbe salire ulteriormente in caso di una stagione invernale particolarmente fredda o per il permanere di tensioni internazionali.

    In questo contesto, per cercare di ridurre il peso delle bollette energetiche di famiglie e imprese è necessario accelerare sull’uscita del meccanismo del Pun, il Prezzo unico nazionale dell’energia, specie quella elettrica, visto che dal 1° gennaio 2025 si è passati ad un’articolazione territoriale l’Italia è stata divisa in sette macroaree: Nord, Centro Nord; Centro Sud; Sud; Calabria; Sicilia e Sardegna. il prezzo dell’energia elettrica fosse stabilito in base a come questa viene prodotta nelle varie zone, ci sono alcune regioni che producono più energia dei consumi locali e, in alcuni casi, in particolare nelle regioni del Nord, è prevalentemente rinnovabile grazie agli impianti idroelettrici potrebbero applicare tariffe inferiori. Queste regioni sono esportatrici di energia elettrica verso le altre.

    La Valle d’Aosta ha avuto una produzione di 3,17 Twh, generata in modo green dagli impianti idroelettrici; il fabbisogno locale di energia è stato pari a 1 Twh. Sono stati importati dall’estero 0,76 Twh; sono stati invece esportati in regioni italiane 2,9 Twh. Il Trentino Alto Adige va molto meglio: ha avuto una produzione di 11,5 Twh, di cui 9,4 attraverso impianti idroelettrici a fronte di consumi interni di 7 Twh: ne ha ceduti ad altre regioni 4,24. In Piemonte il fabbisogno è stato di 23 Twh a fronte di una produzione regionale di 25 (di cui 8 rinnovabile). Sono stati importati dall’estero 18,7 Twh dall’estero estero (in particolare dal nucleare francese appena al di là del confine) e venduti 19,5 ad altre regioni. Un’altra regione la cui produzione supera il fabbisogno locale (17 Twh contro una produzione di 29, di cui 10 rinnovabile) è la Puglia. Nel 2023 ha importato 1,3 Twh e ne ha esportati 11,5 ad altre regioni.

    Viceversa, regioni come la Lombardia e l’Emilia Romagna sono lontane dall’autosufficienza: sono realtà a forte concentrazione produttiva e che hanno una parziale produzione idroelettrica delle montagne o il sole e il vento delle regioni del Sud. La Lombardia nel 2023 ha avuto un fabbisogno di 65 Twh, una produzione di 47 (di cui 12 rinnovabile), ha importato 18,3 Twh dall’estero e 1,6 da altre regioni. L’Emilia Romagna, fanalino di coda per l’incidenza delle rinnovabili, ha avuto un fabbisogno di 28 Twh, una produzione di 23, di cui 3,8 rinnovabile. Ha importato 6 Twh da altre regioni. Il Lazio ha avuto un fabbisogno di 22 Twh, ne ha prodotti 10 (di cui 3,2 rinnovabile) ha importato 12 Twh da altre regioni.

    Le regioni che hanno produzione energetica eccedentaria e da fonte rinnovabile potrebbero tendere ad avere bollette energetiche proporzionalmente inferiori rispetto ad altre realtà, contribuendo alla competitività del proprio tessuto produttivo.

     

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