venerdì 31 Gennaio 2025
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    Giustizia italiana: le assoluzioni di Salvini & Renzi evidenziano problemi

    L’assoluzione perché il fatto non sussiste di due politici di primo piano come Matteo Salvini e Matteo Renzi apre un interrogativo sull’operato della giustizia italiana e della magistratura, specie dei pubblici ministeri, sui quali aleggia sempre lo scandalo denunciato qualche anno fa dall’ex pm Luca Palamara proprio nel caso che ha coinvolto Salvini come ministro dell’Interno, evidenziando non smentiti casi di posizioni preconcette e di partigianeria politica.

    Vedere un procedimento penale iniziato all’insegna della gran cassa mediatica, gonfiato ad arte anche per una certa partigianeria politica da parte di tante, troppe testate giornalistiche militanti, finire sgonfiarsi come un sufflè mal riuscito dopo anni di indagine – come nel caso di Renzi – o dopo mesi di processo – nel caso di Salvini – fa sorgere più di un dubbio sulla qualità delle indagini e delle accuse che si squagliano come neve al sole.

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    Certo, l’attuale assetto legislativo italiano prevede l’obbligatorietà dell’azione penale, almeno sulla carta, che poi nella realtà spesso non si verifica, visto che gli stessi procuratori fanno una cernita dei vari casi posti alla loro attenzione sulla base della loro rilevanza, con ampio ricorso all’archiviazione. Ma alcuni casi vanno avanti anche se gli indizi e le prove raccolte non sono così granitiche tali da portare ad una condanna sicura dell’accusato. Accusato che da par suo deve sobbarcarsi ingenti spese di difesa, problemi di carattere personale e di carriera professionale e politica – come nel caso dei due leader di partito – a fronte di magistrati che non hanno alcun contraccolpo economico, di carriera e di responsabilità nel caso di palesi fallimenti giudiziari come accaduto nel caso di Renzi e di Salvini.

    La giustizia italiana ha bisogno di un forte tagliando e un governo serio e forte come quello Meloni dovrebbe uscire dall’indecisione ed intervenire con forza sulla materia. Si parla di separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, ma si potrebbe iniziare con l’abolizione delle correnti esistenti nella magistratura, palese evidenza di una certa sorta di partigianeria da parte di professionisti al servizio dello Stato e dei cittadini che, oltre ad apparire, dovrebbero essere nei fatti super partes ed indipendenti. Ma il passo decisivo sarebbe la totale parificazione dei magistrati ad altre figure professionali al servizio del pubblico, come i medici. Non si capisce perché un medico, se sbaglia nel proprio operato, rischia personalmente sia economicamente che in termini di carriera, mentre un magistrato è tenuto economicamente indenne dei propri erroripaga lo Stato – e in termini di carriera spesso rischia solo un buffetto ininfluente.

    Forse, se un magistrato dovesse rispondere in prima persona del proprio operato ci penserebbe più attentamente prima di compiere arresti o distruggere carriere con accuse che ad un esame più approfondito si rivelano infondate.

     

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