Nonostante il governo Meloni si sia sbracciato nel dire che non ha aumentato le tasse, nelle pieghe della legge di bilancio 2025 in via di approvazione definitiva qualche tassettina rivista al rialzo c’è e pure piuttosto odiosa, come quelle per gli utilizzatori di auto aziendali che saranno assegnate nel corso del 2025 con emissioni comprese tra i 60-160 g/CO2/km, che si vedranno accrescere il costo di utilizzo di 1.600 euro all’anno, 1.000 direttamente in busta paga sul lato del dipendente e 600 sul fronte aziendale come maggiori oneri previdenziali.
Una bella sorpresa, non c’è che dire, che viene denunciata dal settore dell’autonoleggio flotte che sta già registrando un calo dei nuovi ordinativi, con le aziende che preferiscono allungare i contratti già in corso di uno-due anni per evitare di incappare nella nuova gabola fiscale, con un rallentamento delle nuove immatricolazioni – e, conseguentemente, in minori vendite – di almeno 80.000 veicoli su base annua secondo le stime di Aniasa, l’associazione degli autonoleggiatori. Con buona pace di una spinta che verrà a mancare su un settore in pesante crisi come quello dell’automotive.
Il governo Meloni oltre al bastone ha usato la carota, alleggerendo il peso fiscale sugli utilizzatori di auto aziendali con emissioni fino a 60 g/CO2/km, praticamente dimezzandolo per chi sceglie veicoli elettrici o ibridi plug-in, e pure limandolo per i veicoli con emissioni oltre i 190 g/CO2/km, solitamente le ammiraglie assegnate ai dirigenti e simili.
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Di fatto questo ritocco sulle auto aziendali fa a pugni anche con un ulteriore aspetto della politica del governo Meloni, quello relativo alla neutralità tecnologica nel campo della mobilità, di fatto privilegiando fiscalmente le auto elettriche a danno di quelle termiche di bassa/media potenza
Non solo: anche a livello aziendale si tocca con mano come i criteri di sostenibilità ecologica in fatto di mobilità facciano a pugni con la realtà dei costi. Ne sanno qualcosa quelle aziende che hanno puntato a sostituire il loro parco circolante esclusivamente termico, magari alimentato a Diesel, con ibride plug-in, registrando un’esplosione dei costi operativi, vuoi per la minore resa dei motori a benzina, vuoi perché praticamente nessuno degli utilizzatori assegnati ricarica con assiduità la batteria di bordo, finendo con il circolare sempre a benzina e con una zavorra a bordo di circa 150 kg aggiuntivi che, ovviamente, si riverberano sui consumi spinti ulteriormente al rialzo e, con essi, pure le emissioni che si vorrebbero contenere.
Ancora una volta, la politica pare non accorgersi di quello che va ad approvare con i vari voti, salvo accorgersi solo a danno fatto degli errori marchiani e delle contraddizioni in cui è incappata. Sarebbe doveroso fare rapidamente retromarcia in occasione del decreto “milleproroghe” di fine anno, ripristinando la situazione iniziale, tanto più che il provvedimento non assicura affatto maggiore gettito e, nel caso un cui ci fosse qualche buco, potrebbe venire in aiuto quel tesoretto di 100 milioni di risorse non impegnate presenti nel bilancio 2025 di cui la Ragioneria si è accorta solo a cose fatte. Il che, con una classe politica sempre affamata di mancette e prebende, è un ulteriore contrappasso.
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